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Guida come diventare Formatore. Prima parte – Il Coach: chi è, cosa fa, come diventarlo

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Coach, chi è

Il coach, termine traducibile in italiano letteralmente come «allenatore» ma che, più adeguatamente, potremmo rendere come «formatore», è colui che supporta uno studente o un cliente nel raggiungimento di uno specifico obiettivo personale o professionale, fornendo formazione e guida.  Occasionalmente, il coach può anche esser inteso più informalmente come colui che ha più esperienza e competenza rispetto a un’altra persona e, in tale ottica, offre consulenza e guida quando quest’ultima apprende. L’attività del coaching differisce però da quella del mentoring, poiché si focalizza su compiti o obiettivi specifici, in contrapposizione a obiettivi più generali o sviluppo generale.

Concentrandoci in particolare sul ruolo del Business Coach, in linea di massima questa figura può essere paragonata a quella dell’insegnante. A differenza di un professore, però, il Business Coach si occupa della formazione di un gruppo di soggetti (lavoratori, imprenditori o liberi professionisti) che a lui si rivolgono spesso liberamente, non per assolvere un obbligo scolastico. Il formatore aziendale può impartire lezioni e tenere corsi di formazione su varie materie anche se, globalmente, ogni argomento ha uno scopo preciso: quello di migliorare la gestione dell’impresa.

In tale contesto è facile capire perché il formatore digitale sia fra le figure più richieste del momento. L’innovazione tecnologica, così come i nuovi modi di comunicare, sono diventati il punto focale di ogni buona strategia di marketing. Un’azienda che vuole sopravvivere e che è intenzionata a raggiungere traguardi sempre maggiori, sia da un punto di vista commerciale che economico, deve avere ben chiare le dinamiche della comunicazione digitale. Se non le ha e nel suo team non c’è nessuno che possa occuparsi di questo, rivolgersi a un formatore digitale diventa fondamentale per la sua sopravvivenza.

Un professionista serio, con un piano di azione preciso e ben delineato, si occuperà di istruire i collaboratori aziendali facendoli familiarizzare con la materia, rendendoli così dei veri e propri esperti nell’applicare strategie best practice di comunicazione digitale. In questo modo ottenere buoni risultati di engagement conversioni diventerà un obiettivo concretamente realizzabile e sarà più agevole mettere in piedi una rete solida di relazioni, mirata a far diventare l’azienda un vero e proprio punto di riferimento all’interno del settore in cui opera.

Business Coach, che cosa fa

L’attività del Business Coach è riconducibile a una specifica tipologia di sviluppo delle risorse umane per i leader di un’azienda, così come per liberi professionisti e singoli individui. Fornisce supporto, feedback e consigli positivi su base individuale o di gruppo per migliorare l’efficacia personale. In generale possiamo dire che il Coach mira a:

  • Stimolare e promuovere la crescita del Cliente nel pieno rispetto della sua unicità e delle sue caratteristiche peculiari;
  • Sviluppare le potenzialità del cliente – che si tratti di un gruppo o di un singolo, di un’azienda o di un libero professionista – per il raggiungimento di obiettivi specifici.

Il suo ruolo si riassume nell’accompagnare una persona, in ogni settore, nel processo di presa di coscienza, ricerca, sviluppo e utilizzo delle proprie risorse.

Il coaching aziendale è anche chiamato executive coaching o leadership coaching. Il Business Coach aiuta i propri clienti ad avanzare verso obiettivi professionali specifici. Questi includono:

  • La transizione di carriera;
  • La comunicazione interpersonale e professionale;
  • La gestione delle prestazioni e dei cambiamenti personali;
  • L’efficacia organizzativa;
  • Il miglioramento del pensiero strategico;
  • La gestione efficace dei conflitti;
  • La creazione di un team efficace all’interno di un’organizzazione.

Coach, le competenze necessarie

Il Business Coach utilizza una vasta gamma di abilità comunicative (come ridefinizioni mirate, ascolto, domande, chiarimenti), per aiutare i clienti a spostare le loro prospettive e quindi a scoprire approcci diversi per raggiungere i loro obiettivi. Queste abilità possono essere utilizzate in quasi tutti i tipi di coaching. In questo senso, quella del Business Coach è una sorta di «meta-professione» che può essere applicata per supportare i clienti in ogni sforzo umano, nelle loro preoccupazioni in termini di salute, personale, professionale, sport, sociale, famiglia, politico, spirituale e così via. I settori di applicazione del coaching sono dunque numerosi e altrettanto variegate le competenze richieste. In certi casi può esserci anche una sovrapposizione tra alcuni tipi di attività di coaching.

Quali sono però le competenze necessarie di un buon formatore? Occorre considerare tanto la preparazione che il Coach per primo deve avere – la sua formazione – così come una serie di soft skills insite in questa figura e richieste affinché l’attività di condivisione e trasmissione delle conoscenze possa avvenire al meglio.

La formazione

A questo proposito, occorre sgombrare il campo da diversi equivoci e ambiguità, radicate nella natura poliedrica della figura del Business Coach.

  • Da un lato, infatti, è difficile che sia richiesta una specifica certificazione o licenza per essere un Business Coach: la stessa appartenenza a un’organizzazione di coaching è facoltativa. Inoltre, gli standard e i metodi dei formatori possono variare ampiamente tra le organizzazioni di coaching. Non esiste inoltre un percorso di studiuguale per tutti. Non c’è una scuola o un corso di laurea universitario preciso che bisogna frequentare per fare questo lavoro. Quella del formatore aziendale, in sintesi, è una libera professione che, al contrario di molte altre, non richiede di per sé l’iscrizione a nessun Albo o Ordine provinciale, regionale o nazionale per essere esercitata.
  • D’altra parte, però, proprio questa situazione può far scivolare facilmente in un contesto di indefinitezza, dove tutti sono «bravi» ad autodefinirsi Coach e formatori, senza averne però le potenzialità o senza mostrare al loro attivo la formazione necessaria. Ciò può comportare, come ahinoi talora accade, lo screditamento della figura del formatore stesso, data l’incidenza non trascurabile di «venditori di fumo» che si spacciano per Business Coach senza averne le giuste credenziali.

 

Stabiliamo dunque alcuni punti fermi.

  • Qualunque sia la materia che andrà a insegnare, ogni formatore che si rispetti deve prima di tutto sapere come trattare l’argomento e avere chiari i processi d’insegnamento e apprendimento all’interno di una classe. In altre parole, partire da un’adeguata preparazione personale e avere dalla propria un bagaglio di conoscenze consone e vicine agli argomenti che si andranno a trattare fin da subito farà la differenza.
  • In Italia esistono comunque associazioni di professionisti e imprese in grado di certificare e attestare le competenze dei propri iscritti.
  • Sono sempre più numerosi, anzi, quanti richiamano all’importanza decisiva di frequentare una Scuola di formazione e conseguire una specifica attestazione, consegnata da una Associazione di Categoria in base alla Legge 4/2013, contenente appunto la regolamentazione delle professioni non riconosciute, cioè quelle senza Albo e non ordinistiche.
  • In tal senso, far parte di un’associazione formatori professionisti, anche se non è obbligatorio, riconosce diversi vantaggi a chi è intenzionato a lavorare nel settore. Prima di tutto l’iscrizione in sé, nella maggior parte dei casi, comporta appoggi e sostegni per gli appartenenti all’associazione. Questi, ad esempio, avranno modo di mantenersi aggiornati grazie ai numerosi corsi e seminari spesso tenuti dagli enti in questione. Ciò consentirà loro di spendersi sul mercato molto più facilmente. Al di là dei contatti e delle conoscenze che un’associazione spesso garantisce, i clienti che si rivolgeranno ad un formatore qualificato, inoltre, lo faranno sapendo di avere maggiori garanzie di qualità. Per questo motivo, nel dubbio, è più facile che sia scelto un formatore registrato a un’associazione formatori professionistirispetto a un altro che non lo è. Tali associazioni, infine, sono diventate negli anni il punto di riferimento degli aspiranti formatori. Le stesse, infatti, spesso promuovono corsi per diventare formatori o, in alternativa, orientano e indirizzano i futuri formatori verso i master in formazione più validi.
  • Discorso diverso, invece, va fatto nel caso in cui tu ti stia chiedendo come diventare formatore nelle scuole. Le realtà all’interno delle quali si andrà a lavorare, in questo caso, sono ben diverse: spesso molto più delicate e complesse rispetto ad un qualsiasi contesto aziendale. Un formatore professionista che lavora con le scuole deve sicuramente avere le stesse abilità comunicative di chi lavora con le imprese ma, ovviamente, deve anche aver ben chiare le varie dinamiche che contraddistinguono i rapporti tra alunni, insegnanti e genitori.

Come diventare formatore accreditato

Un formatore qualificato deve ottenere adeguato riconoscimento. Questo, concretamente, avviene diventando un formatore accreditato. Diventarlo, inoltre, apre diverse porte anche nel mondo del lavoro digitale.

I corsi per diventare formatore, però, sono sin troppo numerosi, sia in questo campo sia in generale: con il rischio che si ripresenti anche qui, pure per i formatori «certificati», quella situazione di «confusione» e potenziale ambiguità di cui parlavamo a proposito dei formatori non certificati – di tutti quelli che possono proporsi come «formatori» pur senza averne le debite credenziali.

Pertanto, chi è veramente interessato a diventare formatore freelance dovrà prima di tutto rivolgersi a una scuola per formatori seria e affidabile. Solo dopo aver fatto propri determinati argomenti e dopo aver sviluppato un approccio didattico preciso e strutturato un formatore potrà essere considerato un professionista del suo settore. Un istituto serio deve sempre assicurare un tot di ore di formazione ai propri iscritti e una certa qualità (sia nell’insegnamento sia nei contenuti).

Se ci riferiamo, ad esempio, a possibili scuole per divenire professionisti nel campo della formazione digitale, queste dovrebbero assicurare preparazione secondo più moduli, tra cui non dovrebbero mai mancare insegnamenti su:

  • Web Marketing;
  • E-Commerce;
  • Social Media;
  • Strategie digitali.

Per darti un’idea della pluralità di possibilità nel campo – una risorsa, certamente, ma anche un monito per te, affinché tu faccia la dovuta attenzione nella selezione e scelta del percorso formativo da seguire – citiamo qui solo alcuni dei numerosi esempi che ti si aprono se, semplicemente, fai una prima ricerca su web alla voce «come si diventa formatore accreditato».

  • L’Associazione Italiana Formatori, un’organizzazione no-profit, fondata nel 1975, alla quale aderiscono oltre 2.000 consulenti e dirigenti aziendali in tutta l’Italia, professionisti della formazione, delle strategie organizzative e dei processi di apprendimento e sviluppo della Persona, offre con la sua AIF Academy un corso per la «formazione dei formatori» centrato su come «Formare i formatori del futuro per incidere sul mondo del lavoro»;
  • L’EIPASS, «European Informatic Passport», centrato sul settore digitale e ICT, offre un percorso di abilitazione specificoconsistente in una formazione iniziale fruibile sulla piattaforma DIDASKO e da ultimare nell’arco di tre mesi, al termine della quale verrà ammesso a sostenere un esame finale che verte su tre moduli, «Strategie e tecniche di formazione: ruolo e competenze del Formatore», «Cultura EIPASS» e «Corso online EIPASS 7 Moduli User o EIPASS Progressive»;
  • L’AICA, anch’essa fortemente centrata sul settore ICT, ha un proprio «Elenco Ufficiale dei Formatori», costituito dachi ha terminato con successo il percorso di formazione certificata, «acquisendo metodologie didattiche innovative che possono essere impiegate con successo sia per l’insegnamento finalizzato alle certificazioni ECDL, che, in generale, per l’insegnamento delle materie curriculari». Per essere inserito nell’elenco ECDL Full Standard, un formatore dovrà partecipare al workshop in presenza sulle metodologie didattiche e superare il relativo esame, nonché superare gli esami della certificazione di riferimento sull’ultimo Syllabus disponibile con un punteggio pari almeno all’85% per ogni singolo modulo.

La formazione, in ogni caso, rappresenta un requisito decisivo per la preparazione in primis del formatore stesso e le sue possibilità di proporsi adeguatamente sul mercato del lavoro, distinguendosi dalla massa e mostrando caratteristiche competitive che lo avvantaggeranno nello svolgimento di una professione tanto apparentemente «alla portata di tutti» ma, oggi più che mai proprio per le possibili «zone grigie» di cui parlavamo sopra, soggetta a una forte selezione naturale.

Proprio a tal proposito, però, urge ricordare che non tutto, è il caso di dire, s’impara sui banchi di scuola. Per il buon formatore sono anzi necessarie tutta una serie di soft skills decisive affinché il suo lavoro possa conseguire il successo cercato. Quali sono dunque queste «altre competenze»? E come poi potrà metterle a frutto? In che modo, cioè, potrà proporsi nel mondo del lavoro, grazie a quali strumenti e piattaforme professionali? È quello che vedremo nella prossima puntata della nostra Guida.

Rachele Zinzocchi

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