Il coach, termine traducibile in italiano letteralmente come «allenatore» ma che, più adeguatamente, potremmo rendere come «formatore», è colui che supporta uno studente o un cliente nel raggiungimento di uno specifico obiettivo personale o professionale, fornendo formazione e guida. Occasionalmente, il coach può anche esser inteso più informalmente come colui che ha più esperienza e competenza rispetto a un’altra persona e, in tale ottica, offre consulenza e guida quando quest’ultima apprende. L’attività del coaching differisce però da quella del mentoring, poiché si focalizza su compiti o obiettivi specifici, in contrapposizione a obiettivi più generali o sviluppo generale.
Concentrandoci in particolare sul ruolo del Business Coach, in linea di massima questa figura può essere paragonata a quella dell’insegnante. A differenza di un professore, però, il Business Coach si occupa della formazione di un gruppo di soggetti (lavoratori, imprenditori o liberi professionisti) che a lui si rivolgono spesso liberamente, non per assolvere un obbligo scolastico. Il formatore aziendale può impartire lezioni e tenere corsi di formazione su varie materie anche se, globalmente, ogni argomento ha uno scopo preciso: quello di migliorare la gestione dell’impresa.
In tale contesto è facile capire perché il formatore digitale sia fra le figure più richieste del momento. L’innovazione tecnologica, così come i nuovi modi di comunicare, sono diventati il punto focale di ogni buona strategia di marketing. Un’azienda che vuole sopravvivere e che è intenzionata a raggiungere traguardi sempre maggiori, sia da un punto di vista commerciale che economico, deve avere ben chiare le dinamiche della comunicazione digitale. Se non le ha e nel suo team non c’è nessuno che possa occuparsi di questo, rivolgersi a un formatore digitale diventa fondamentale per la sua sopravvivenza.
Un professionista serio, con un piano di azione preciso e ben delineato, si occuperà di istruire i collaboratori aziendali facendoli familiarizzare con la materia, rendendoli così dei veri e propri esperti nell’applicare strategie e best practice di comunicazione digitale. In questo modo ottenere buoni risultati di engagement e conversioni diventerà un obiettivo concretamente realizzabile e sarà più agevole mettere in piedi una rete solida di relazioni, mirata a far diventare l’azienda un vero e proprio punto di riferimento all’interno del settore in cui opera.
L’attività del Business Coach è riconducibile a una specifica tipologia di sviluppo delle risorse umane per i leader di un’azienda, così come per liberi professionisti e singoli individui. Fornisce supporto, feedback e consigli positivi su base individuale o di gruppo per migliorare l’efficacia personale. In generale possiamo dire che il Coach mira a:
Il suo ruolo si riassume nell’accompagnare una persona, in ogni settore, nel processo di presa di coscienza, ricerca, sviluppo e utilizzo delle proprie risorse.
Il coaching aziendale è anche chiamato executive coaching o leadership coaching. Il Business Coach aiuta i propri clienti ad avanzare verso obiettivi professionali specifici. Questi includono:
Il Business Coach utilizza una vasta gamma di abilità comunicative (come ridefinizioni mirate, ascolto, domande, chiarimenti), per aiutare i clienti a spostare le loro prospettive e quindi a scoprire approcci diversi per raggiungere i loro obiettivi. Queste abilità possono essere utilizzate in quasi tutti i tipi di coaching. In questo senso, quella del Business Coach è una sorta di «meta-professione» che può essere applicata per supportare i clienti in ogni sforzo umano, nelle loro preoccupazioni in termini di salute, personale, professionale, sport, sociale, famiglia, politico, spirituale e così via. I settori di applicazione del coaching sono dunque numerosi e altrettanto variegate le competenze richieste. In certi casi può esserci anche una sovrapposizione tra alcuni tipi di attività di coaching.
Quali sono però le competenze necessarie di un buon formatore? Occorre considerare tanto la preparazione che il Coach per primo deve avere – la sua formazione – così come una serie di soft skills insite in questa figura e richieste affinché l’attività di condivisione e trasmissione delle conoscenze possa avvenire al meglio.
A questo proposito, occorre sgombrare il campo da diversi equivoci e ambiguità, radicate nella natura poliedrica della figura del Business Coach.
Stabiliamo dunque alcuni punti fermi.
Un formatore qualificato deve ottenere adeguato riconoscimento. Questo, concretamente, avviene diventando un formatore accreditato. Diventarlo, inoltre, apre diverse porte anche nel mondo del lavoro digitale.
I corsi per diventare formatore, però, sono sin troppo numerosi, sia in questo campo sia in generale: con il rischio che si ripresenti anche qui, pure per i formatori «certificati», quella situazione di «confusione» e potenziale ambiguità di cui parlavamo a proposito dei formatori non certificati – di tutti quelli che possono proporsi come «formatori» pur senza averne le debite credenziali.
Pertanto, chi è veramente interessato a diventare formatore freelance dovrà prima di tutto rivolgersi a una scuola per formatori seria e affidabile. Solo dopo aver fatto propri determinati argomenti e dopo aver sviluppato un approccio didattico preciso e strutturato un formatore potrà essere considerato un professionista del suo settore. Un istituto serio deve sempre assicurare un tot di ore di formazione ai propri iscritti e una certa qualità (sia nell’insegnamento sia nei contenuti).
Se ci riferiamo, ad esempio, a possibili scuole per divenire professionisti nel campo della formazione digitale, queste dovrebbero assicurare preparazione secondo più moduli, tra cui non dovrebbero mai mancare insegnamenti su:
Per darti un’idea della pluralità di possibilità nel campo – una risorsa, certamente, ma anche un monito per te, affinché tu faccia la dovuta attenzione nella selezione e scelta del percorso formativo da seguire – citiamo qui solo alcuni dei numerosi esempi che ti si aprono se, semplicemente, fai una prima ricerca su web alla voce «come si diventa formatore accreditato».
La formazione, in ogni caso, rappresenta un requisito decisivo per la preparazione in primis del formatore stesso e le sue possibilità di proporsi adeguatamente sul mercato del lavoro, distinguendosi dalla massa e mostrando caratteristiche competitive che lo avvantaggeranno nello svolgimento di una professione tanto apparentemente «alla portata di tutti» ma, oggi più che mai proprio per le possibili «zone grigie» di cui parlavamo sopra, soggetta a una forte selezione naturale.
Proprio a tal proposito, però, urge ricordare che non tutto, è il caso di dire, s’impara sui banchi di scuola. Per il buon formatore sono anzi necessarie tutta una serie di soft skills decisive affinché il suo lavoro possa conseguire il successo cercato. Quali sono dunque queste «altre competenze»? E come poi potrà metterle a frutto? In che modo, cioè, potrà proporsi nel mondo del lavoro, grazie a quali strumenti e piattaforme professionali? È quello che vedremo nella prossima puntata della nostra Guida.
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